Ci ha fatto riflettere sul precariato giovanile e le sue conseguenze con Tutta la vita davanti, ci ha commosso fino all'ultima lacrima con La prima cosa bella e ora Paolo Virzì, semplicemente, ci fa sorridere con il nuovo Tutti i santi giorni, dall'11 ottobre in trecento sale.
Una commedia all'antica, di quelle lievi, raffinate, con una gradevole vena di malinconia.
Niente volgarità, tanta leggerezza anche nell'affrontare temi forti
come sterilità e fecondazione assistita: "Non mi interessano tanto i
temi, quanto le persone - sottolinea il regista toscano -. Nella
volgarità del mondo in cui viviamo mi incuriosiva la storia di una
coppia, magari eccentrica, che però vive una travolgente storia d'amore che somiglia a qualcosa di autentico. E al cinema non è mai facile parlare d'amore senza fasullaggini o melensaggini".
Eppure Virzì ci è riuscito, traendo spunto dal romanzo La generazione di Simone Lenzi
(Dalai Editore) e modificandolo non poco: "Ho cambiato diverse cose:
il libro è una specie di monologo interiore del personaggio maschile, il
film tenta invece di sposare entrambi i punti di vista, cercando sempre
il massimo della purezza narrativa per far emergere la verità del
sentimento". Verità che il film racconta attraverso la quotidianità dei
due protagonisti, da una parte Luca Marinelli, già visto in La solitudine dei numeri primi e L'ultimo terrestre, nei panni del riservato e colto Guido, dall'altra Thony (all'anagrafe
Federica Victoria Caiozzo, al suo debutto cinematografico e autrice
anche della colonna sonora del film) in quelli dell'irrequieta e
scapestrata Antonia dall'ugola notevole.
Virzì racconta la loro
storia d'amore, incrinata dall'insistente ricerca di un bambino che non
arriva mai. "Del libro mi colpiva proprio lo sguardo ironico e raffinato
su un tema così struggente, e il tentativo di una coppia di vivere
comunque una storia d’amore autentica".
Non è un caso che il cineasta livornese ripeta a più riprese l'aggettivo 'autentico': "Siamo talmente disabituati a guardare la realtà e abituati alla galleria di maschere grottesche,
tra Batman e Fiorito, che ci raccontano i media, che finiamo per
dimenticarci la realtà umana dei vari Guido e Antonia, più sorprendente
di quanto immaginiamo".
Soprattutto se ad incarnarli ci sono
interpreti scelti scrupolosamente: "Anche qui cercavo autenticità,
ovvero il dono che hanno gli attori che recitano la prima volta. Così
per il ruolo di Antonia sono andato a vedere cantanti segnalateci su
Myspace da Lenzi, e Thony ci è piaciuta subito, scrive canzoni sue
stupende in inglese. Luca l'avevo già visto sia al cinema che a teatro,
invece: ha un incredibile talento nel trasformarsi e la stoffa per fare
l’attore: è destinato a diventare il protagonista della prossima stagione".
Manca nel cast la sua amata Micaela Ramazzotti,
anche se c'è un personaggio - Patrizia, la vicina di casa interpretata
da Micol Azzurro, una mamma di periferia di quelle che in un film di
Verdone chiameremmo "coatte" dal cuore tenero - che la ricorda, o meglio
ricorda i ruoli che lei sa restituire con forza: "È vero, da grande
attrice Micaela sa incarnare bene la verità popolare, però in realtà
stavolta si vedeva di più in Antonia: nella vita ci capita spesso di
giocare ad essere Guido e Antonia, io quello colto e lei quella più
leggera, che alla fine mi dà del pesantone".
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