martedì 27 maggio 2014

#myselfiestory e ZZUB. Selfies e donne

Si sono ritratte.

Qualcuna con le parole.
Qualcuna con le fotografie.
Qualcuna si è dipinta.
Qualcuna si è cantata.

Alcune hanno guardato dritte lo spettatore.
Alcune hanno preferito nascondersi con uno specchio.
Alcune hanno guardato fuori dalla scena, lontano.

C'è chi ha gioito
C'è chi ha sofferto
C'è chi ha amato
C'è chi era sola

Tutte hanno vissuto.
Tutte hanno ritratto la propria vita.

Selfies. Autoritratti. Vite di donne.

#myselfiestory e ZZUB: Berthe, indipendente


Non la figlia di un pittore, ma di un funzionario. Come signorina di buona famiglia prende le usuali lezioni di disegno e pittura assieme alle sorelle, ma Berthe non è come Yves e Edma. Berhe è una fuoriclasse e i genitori la incoraggiano.

Entra nel giro buono della pittura parigina, espone al Salon, e conosce altri pittori; nel 1868 conosce Manet, e si avvicina ai nuovi stili di pittura. Abbandona il Salon principale e nel 1874, alla prima mostra degli Impressionisti, lei c'è con nove opere, nel salone di Nadar.

Un grande anno per lei, il 1874: sposa Eugène, il fratello di Manet, e a 38 anni, nel 1879, diventa mamma di una bimba, Julie. Entrambe saranno anche modelle per gli indipendenti. Muore Eugéne e Berthe continua la sua attività. Il suo selfie è impressionista, veloci tratti che la rendono dinamica e differente da come appare nei ritratti; muore di polmonite nel 1895, affidando Julie all'amico Mallarmé.

Fu l'unica donna ad esporre nel gruppo degli impressionisti. Sulla sua lapide è descritta come "Vedova di Eugène Manet"; il suo certificato di morte riporta "Senza professione".

lunedì 26 maggio 2014

#myselfiestory e ZZUB: Jeanne e il maledetto



25 gennaio 1920, mattina, a Parigi, Quinto arrondissement, Rue Amyot, n. 8 bis. A terra c'è una giovane donna, incinta al nono mese. E'saltata da una finestra del quinto piano, in preda alla disperazione, e la sua vita è finita prima di compiere 22 anni. Lascia una figlia, Jeanne, e il giorno prima è stata lasciata dal suo unico e grande amore.

La meningite tubercolare non gli ha lasciato scampo, droga ed alcool hanno fatto il resto, ma lei gli ha tenuto la mano fino all'ultimo, al suo Amedeo, al suo Modì.

Jeanne Hébuterne è la figlia di un contabile, ma quando il fratello inizia a sognare una carriera come pittore, anche lei prova la strada dell'arte e si iscrive all'accademia Colarossi; si conoscono qui, lei ed Amedeo. La relazione è travolgente e vanno a vivere insieme. Lei si dipinge, in un selfie pieno delle influenze pittoriche artistiche, e dipinge lui, malinconicamente più tradizionale. La prima figlia nasce a Nizza e viene registrata con lo stesso nome della madre; in Italia la si ricorda quando pochi giorni prima di morire aveva espresso i suoi dubbi per le tre sculture ripescate dal fosso di Livorno.

I genitori di Jeanne in un primo tempo non vogliono che venga sepolto con il maudit. Si ricongiungeranno, per sempre, dieci anni dopo al Père-Lachaise.


domenica 25 maggio 2014

#myselfiestory e ZZUB: Édith, il passerotto



Marcel e Marcelle. L'uomo amato e la figlia. Non sono state fortunate queste due figure nella vita di Édith Giovanna Gassion, uno morto a 36 anni in un incidente aereo e l'altra a due, di meningite e malnutrizione. 

E che dire della figlia della cantante di strada e del contorsionista, vissuta con una nonna cabila ammaestratrice di pulci che la svezzava a vino e con la nonna paterna, tenutaria di bordello, che la riempiva di attenzioni e cure per la cheratite che la rese per un periodo cieca? 

Scoperta per le strade di Parigi, la carriera quasi spezzata dall'omicidio del suo primo impresario, Louis Leplée, che la ribattezzò "La Môme Piaf", la ragazzina passerotto, per il suo gracile metro e quarantadue capace di esplodere in una potenza vocale inaudita, Edith canta e scrive i suoi selfies, a volte dolci, a volte amari. Scrive "La vie en rose" su un tovagliolo, il giorno della liberazione di Parigi, scrive "Hymne à l'amour", in memoria di Marcel Cerdan e lancia molte sue fiamme nel mondo dello spettacolo. C'è Ivo Livi, l'esule italiano che prende il suo nome d'arte dal modo in cui la madre lo chiamava quando doveva rientrare a casa ("Ivo, monta" ed avete capito di chi parliamo), c'è Georges Moustaki, l'italo-greco di "Milord", c'è Charles Aznavour. E c'é Théo Sarapo, che la sposerà e le sarà affettuosamente accanto fino alla fine, lunga e dolorosa, dopo anni di abusi e di dipendenza. A 47 anni, il passerotto spicca il volo.



#myselfiestory e ZZUB: Christiane e la stazione Zoo


Stella nel 2004. Epatite.
Babsi nel 1977. Overdose.
Atze nel 1977. Overdose.
Axel nel 1977. Overdose.

Loro due no. Detlef e Christiane, i protagonisti, non sono morti. Lui ha smesso nel 1980, ma non ha mai scordato i suoi anni da tossicodipendente, ha ancora gli incubi la notte.

Lei entra ed esce dal giro della tossicodipendenza, solo quando è pulita può vedere suo figlio, Jan Niklas. 

Era il 1977 quando, nell'ambito di un'inchiesta sul mondo della tossicodipendenza giovanile, due giornalisti dello Stern di nome Kai Hermann e Horst Rieck iniziano ad ascoltare la testimonianza di Christiane Vera Felscherinow. Doveva essere un'intervista come tante, ma i colloqui durano per due mesi e ne nascono una serie di servizi ed un libro, "Wir Kinder vom Bahnhof Zoo". Christiane F ha 15 anni nel 1977 ed è riconosciuta come autrice del romanzo autobiografico; la sua storia di prostituzione, violenza e droga è diventato un classico, un selfie violento che fa aprire gli occhi sul mondo dell'eroina tra i teen agers. 

Christiane non si riprenderà mai dall'esperienza, ogni tanto la sua vita fa ancora notizia. 

#myselfiestory e ZZUB: Elizabeth Siddal e la confraternita


Per tutti rimarrà l'Ofelia di Millais, ma è Dante Gabriele Rossetti ad aver passato più di dieci anni assieme a lei.

I suoi capelli ramati, l'animo sensibile, la pelle diafano, la resero la modella preferita della confraternita dei Pre-Raffaelliti, formata da un gruppo di artisti alla ricerca di un mondo pittorico perduto e non inquinato dall'accademismo. 

Come ci era finita Elizabeth Siddal, in mezzo a dei pittori? Era una modista quando la sua bellezza diafana fu notata da Walter Deverell, e di lì a divenire modella il passo fu breve. "Ophelia" è del 1852: Millais, preso dall'ispirazione, non si era accorto che le lampade che scaldavano l'acqua in cui Elizabeth posava si erano spente. Elizabeth era troppo conscia dei misteri dell'arte per non sapere che la perdita di tempo per riaccenderle avrebbe potuto far perdere il momento giusto a Millais. 

La conseguenza fu una polmonite, o una forte bronchite, o la tisi. Comunque Elizabeth porterà per il resto della sua breve vita il peso di una salute malferma. Ben presto non poserà più per i Pre-Raffaelliti, o meglio, poserà per uno solo di loro: Dante Gabriel Rossetti, di cui era pazzamente innamorata. 

I sonetti che scrive, però, fanno capire che il caro Dante, pur ritenendola la sua Beatrice, aveva distrazioni con altre donne. Non sono solo questi i suoi selfie, perché inizia a dipingere: ci rimane il suo autoritratto, ben diverso dall'eleganza con cui Dante la ritraeva. Si vede la sua sofferenza.

Dopo 10 anni di relazione, e vari tentativi andati a vuoto, Dante finalmente se la sposa. Elizabeth è talmente debole che deve essere accompagnata in chiesa, ma ben presto rimane incinta. E'felicissima, fin quando non partorisce una bimba nata morta. La sua depressione aumenta. 

Rimane di nuovo incinta alla fine del 1861, ma pochi mesi dopo, siamo all'undici febbraio 1862, Elizabeth va in overdose di laudano e muore. 

Dante dopo un anno la esalta nel suo quadro Beata Beatrix, come Dante, quello vero, aveva fatto con Beatrice nella Vita Nuova.

Zubb e #Myselfiestory: Janis Joplin, perla


Io non so come sia Port Arthur, nel Texas, ma so che c'è una raffineria. Lì lavorava il padre di Janis, ingegnere, una famiglia normale. Janis nasce a Port Arthur nel 1943. Muore nel 1970 a Los Angeles, in casa sua.

1970 - 1943 fa 27. Sì, proprio quel 27, uno dei club più esclusivi del mondo e uno a cui non è tanto bello appartenere. Ci sono Jim, Kurt, Jimi (ci era rimasta veramente male della sua morte, aveva previsto che lei sarebbe stata la prossima e ZAC, nemmeno un mese dopo...).

Cosa ha portato Janis Lyn Joplin da Port Arthur all'overdose di Los Angeles? La musica e l'inquietudine. Janis nella prima esprime la seconda, nel periodo dei grandi festival, del "Power to the people", della psichedelia, delle droghe. Janis travolge il mondo e ne è travolta, album, concerti, successo. 

Il 1 ottobre 1970 Janis entra in sala d'incisione (sta realizzando "Pearl", pubblicato postumo di lì a tre mesi) e, a cappella, canta gli auguri a John Lennon e una canzone. Chiede a Dio di regalarle una Mercedes Benz, una notte in città, una televisione a colori. 

Cose di cui Janis non ha bisogno, perchè era una persona molto accorta e precisa con i guadagni, con una Porche customizzata psichedelica. Ha bisogno di altro, Janis, e non lo trova.


Trova invece uno spacciatore tre giorni dopo. "Mercedes Benz" rimarrà la sua ultima incisione.


Ogni giorno P&G

Nel 2012 ha festeggiato il suo 175 compleanno! Di chi stiamo parlando? Della Procter and Gamble, una delle aziende più grandi al mondo impegnata nella cura della casa e della persona.



Sta per partire un nuovo progetto del Clubdeidesideri:

5000 ambasciatrici potranno far conoscere le marche P&G e l'iniziativa  20€ spesi = 20€ regalati
Dal 1 Aprile al 30 Giugno 2014 se acquisti 20 euro di prodotti P&G aderenti all’iniziativa ricevi 20 euro in buoni sconto da spendere su altri prodotti P&G. 

Partecipare è semplicissimo:
• Acquista 20 euro di prodotti P&G dal 1 Aprile al 30 Giugno
• Invia gli scontrini dei tuoi acquisti insieme a un foglio con i tuoi dati personali al seguente indirizzo entro e non oltre il 15 Luglio 2014:


Operazione Un Aiuto Concreto P&G
c/o Globaldata
Via Mosca 36
00142
Roma

• Riceverai 20 euro in buoni sconto da spendere in prodotti P&G

Io mi sono candidata, e voi?

sabato 24 maggio 2014

Three more days per #myselfiestory e ZZUB!

Buone notizie! c'è ancora tempo fino al 27 maggio per raccontare la propria storia su Twitter con #myselfiestory

Partecipare è semplicissimo: prendi il tuo smartphone, guarda tra le immagini che hai scattato in questi anni e scegli 3 selfie per raccontarti. Condividili su Twitter utilizzando l'hashtag #myselfiestory.

I selfie pubblicati diventeranno una storia che verrà raccontata il 29 maggio presso il Piccolo Teatro Grassi di Milano. 



 







E continua invece solamente per oggi la campagna ZZUB!


Alla fine della campagna, il team di ZZUB premierà le 10 top ZZUBBER più attive nel passaparola di #myselfiestory con un buono Amazon del valore di 50 euro.
 


Ovviamente, indovinate chi sta alacremente partecipando? 

Zzub e #myselfiestory: i social network

Già nel 2005 si iniziò a parlare di Selfie. Fu con l'avvento di MySpace, uno dei primi social network, che le persone iniziarono a postare in massa i propri autoscatti, con risultati non troppo lusinghieri. Tra il 2006 e il 2009 il concetto di "MySpace pic" si diffuse come sinonimo di autoscatto sovraesposto di solito ripreso grazie allo specchio del bagno (le fotocamere dei telefonini avevano una risoluzione piuttosto bassa....). 

Quando la popolarità di Facebook superò quella di MySpace (e i telefonini iniziarono ad avere fotocamere di buona qualità con tanto di possibilità di modifiche) verso il 2010 (anno in cui l'iPhone4 introdusse anche la fotocamera frontale), le foto cambiarono qualità e nome.  

Il primo "selfie" con tanto di hashtag "selfie" fu pubblicato su Instagram da Jennifer Lee il 16 gennaio 2011, data di introduzione dello specifico #

Chi è questa signora?
 

Il selfie ebbe un vero "Boom" e nel 2012 il termine fu considerato da Time Magazine come una delle parole più diffuse nel 2012.

#Myselfiestory e Zubb: Artemisia Gentileschi



6 maggio 1611. E'questa la data che fa differire Artemisia Gentileschi dalle altre donne pittrici di cui abbiamo parlato. Anche lei figlia di un pittore (Orazio Gentileschi), anche lei la più dotata della prole (ha tre fratelli maschi). Eppure la sua storia è diversa.

Artemisia ha forse diciotto anni quando viene violentata da un pittore, il Tassi, che sta lavorando assieme ad Orazio, suo padre. La vita della figlia d'arte cambia; il Tassi è già sposato ed un matrimonio riparatore è impossibile. Orazio Gentileschi denuncia Agostino Tassi; il processo è uno vero e proprio scandalo nella Roma del tempo. Dopo vicende giudiziarie rocambolesche, Agostino viene condannato e deve allontanarsi da Roma. 
Orazio organizza per Artemisia un matrimonio riparatore e la pittrice, la cui fama continuava a crescere, si reca a Firenze; ha quattro figli dal marito ed una figlia naturale. Roma non accoglierà più con favore quella che è considerata dalla critica una delle migliori pittrici della storia. Troppo scandalo, troppo rumore.

Artemisia viaggia, in cerca di commesse. E dipinge. Dipinge. Dipinge a Roma, a Bologna, a Firenze, all'estero. E'una famosa ritrattista, ma solo una delle sue opere è rimasta a noi, conservata a Bologna.

Dipinge anche temi bibilici, come la celeberrima Giuditta che decapita Oloferne. L'uomo è riverso a letto, e con serena forza Giuditta sta procedendo alla sua vendetta. 

Nel volto dell'eroina molti vedono il ritratto di Artemisia. 

giovedì 22 maggio 2014

Zzub e #myselfiestory: Elisabeth, che Rivoluzione!


Attenzione: non è solamente l'autoritratto di Élisabeth Vigée-Le Brun ad essere interessante, ma anche il modello. La pittrice realizza un selfie molto orgoglioso. Sta ritraendo una regina, e che regina! La regina di Francia, la figlia della grande Maria Teresa. Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. Eppure è il 1790 e la Rivoluzione è già iniziata.

Elisabeth ha 35 anni ed è sposata da 15 con un pittore sfaccendato, molto abile però come mercante d'arte. Anche lei viene da una famiglia di artisti, ma il suo milieu, dopo che la madre ormai vedova si è risposata con un ricco gioielliere, è quello della severa borghesia. Si distingue da alcune donne del settecento libertino e la sua serietà la rende gradita alla corte dominata da Maria Antonietta, una che alla moralità, nonostante la fama, ci tiene, eccome (il che non impedisce alla pittrice di avere almeno due relazioni a corte, e abbastanza importanti).



Ha una figlia, adorata, con cui scappa dai cannoni della Rivoluzione nel 1790 (lascia elegantemente indietro il marito). Continua a dipingere, Elisabeth, anche quando la figlia si sposa nel 1800 contro la sua volontà. Dipinge anche al ritorno a Parigi dopo quasi venti anni, ma non ama gli arricchiti Bonaparte, che ritiene maleducati e privi di classe.



Vede morire il marito, la figlia ed il fratello, prima di terminare la sua vita ad ottantasette anni in un mondo totalmente cambiato.

Zzub e #myselfiestory: Angelika Kauffmann, ritratti e viaggi

Kaufman all'inglese, Kaufmann in originale. Angelica o Angelika, dipende. Nata in Svizzera nel 1741 da famiglia austriaca. Anche qui padre pittore, non molto fortunato, ma che riconosce il talento della figlia.

A dodici anni è già ben nota nell'ambiente e il padre la porta più volte in Italia, a conoscere l'arte. Ottima musicista che parla quattro lingue, si stabilisce in Italia, dove diviene una star dei ritratti. Il suo selfie trasuda eleganza, orgoglio e celebrità.

Da Venezia, grazie all'aiuto di Lady Wentworth, parte per Londra e stringe un affettuoso legame, anche artistico, con Joshua Reynolds. Contrae un matrimonio sfortunato e anche la gloria artistica londinese scema. Si risposa con Antonio Zucchi e torna a Roma, continuando ad esporre a Londra presso la Royal Academy. Il suo funerale, nel 1807, è sontuosamente diretto da Canova.

Zzub e #‎myselfiestory‬: cosa è un selfie?

Parliamo di Selfies? Sì! Cosa è un selfie, allora? E'semplicemente un autoritratto fotografico scattato con una macchina fotografica digitale o analogica. Da qualche anno si sono diffusi per la possibilità di essere condivisi sui social network. Spesso sono scatti casuali, riflessi a volte da uno specchio.

Il primo selfie della storia! Robert Cornelius, 1839





La parola selfie appare per la prima volta nel 2002, su un forum internet, esattamente il 13 settembre.

mercoledì 21 maggio 2014

Zzub e #myselfiestory: Tamara, la regina dei roaring twenties


Nel 1920 Tamara ha una figlia, Kizette. E'a Parigi, una dei tanti esuli della rivoluzione russa, lei, figlia di una ricca famiglia con radici in Polonia. Ha vissuto a San Pietroburgo, dove ha sposato un avvocato salvandolo dalle guardie rosse grazie alle sue amicizie e alla sua dote.

Abituati alla vita delle classi privilegiati, i problemi di danaro iniziano a ledere i rapporto tra i due. Nel 1931 Tamara Maria Górska Łempicka divorzia, ma nel frattempo ha raggiunto la fama.

Undici anni di mostre, amori, rinascita economica. Ritratti che in tre settimane di posa le fruttano ventimila euro attuali, Gabriele D'Annunzio che la corteggia inutilmente, Picasso, Cocteau, Gide. 

Il movimento Deco la elegge regina, capricciosa, dominante, libera nella sua Bugatti come nell'autoritratto per il giornale tedesco Die Dame. 



Non ha tempo per Kizette, che per vendetta nel sentirsi trascurata brucia la collezione di cappelli della madre. 

Tamara dipinge e partecipa a feste. Conosce il ricco Barone Kuffner e nel 1934 si risposa. Tamara sente che la sua epoca, già travolta dal crollo in borsa di Wall Street, sta definitivamente scomparendo. Convince il marito a vendere tutte le sue proprietà in Europa e a ritirarsi in Svizzera. Dipinge di meno, fa vita della buona società. La seconda guerra mondiale non la travolge, l'esperienza della rivoluzione russa l'ha resa lungimirante ed aveva previsto la nuova bufera. Salva Kizette dalla Parigi occupata. Dopo la guerra il suo stile inizia ad essere considerato obsoleto; alla morte del marito nel 1961 andrà a vivere da Kizette. 

La figlia le fa da segretaria e sopporta le interminabili tirate su come il mondo contemporaneo non capisca l'arte. Quando muore, assistita da Kizette da poco vedova, viene cremata e le sue ceneri vengono sparse sul vulcano Popocatépetl.

Zzub e #myselfiestory: Tina, Udine e Messico



Sette fratelli da aiutare a mantenere. Udine, Austria a cercare lavoro, Udine. Il socialismo come speranza e riscatto. I Modotti sono così; Assunta, Assuntina, è così. Inizia presto a lavorare per contribuire a mandare avanti casa. Operaia in filanda, aiuto fotografa presso uno zio. 

Il padre prende la via delle Americhe e Tina lo segue. Trova lavoro, inizia a recitare nei teatri amatoriali, si sposa. Con il marito va a Los Angeles per seguire il sogno del cinema, e il cinema la trova esotica e fotogenica.

Nel 1922 il marito muore e Tina fugge in Messico con un amante. Il Messico dove vive anche Frida Kahlo, il Messico degli artisti comunisti e di Diego Rivera. Nel 1930 Tina viene espulsa, ma negli otto anni di soggiorno si era affermata come fotografa rivoluzionaria, con mostre e riconoscimenti artistici.

I suoi ultimi dodici anni saranno dedicati al comunismo e alla relazione con Vittorio Vidali. Muore d'infarto, su un taxi, dopo una cena. Aveva quarantasei anni. 


Zubb e #myselfiestory: Frida ed il suo dolore



A Frida la vita cambia a 18 anni, il 17 settembre 1925. E'appena uscita da scuola ed è su un autobus. 
Un autobus che collide con un tram. 

Collo del femore e costole rotte.
Colonna vertebrale rotta in tre punti.
11 fratture alla gamba sinistra. 
Piede destro spappolato.
Spalla sinistra lussata.
Osso pelvico spezzato in tre.
Un corrimano percorre tutto il suo ventre.

Saranno 32 le operazioni che Frida subirà durante la sua vita, e passerà anni a letto. La sua lieve forma di spina bifida farà il resto.

I genitori, padre tedesco e madre di buona famiglia messicana, le regaleranno un letto a baldacchino con uno specchio in alto e dei colori.

Frida inizia a dipingere, tanti dipinti, tanti autoritratti, anche per aiutare finanziariamente la sua famiglia; conosce Diego Rivera, pittore comunista e ne rimane colpita. I due si sposano, un matrimonio sofferto per i continui tradimenti di Rivera. Nel 1939 Diego tradisce Frida con la sorella Cristina Kahlo e questo è veramente troppo. Divorziano.

Frida dipinge ed ama, uomini e donne. Una gamba le sarà amputata per la gangrena, prima della morte nel 1954.

"Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio"


Zubb e #Myselfiestory: Una vita pastello, Rosalba



Venezia, 1673; la Serenissima perderà la sua indipendenza di lì a cento anni. Non più potenza militare, sfocato l'impero commerciale, Venezia vive gli scampoli della sua ricchezza il un secolo di raffinatezze.

Va di moda, il tabacco da fiuto, e vanno di moda le tabacchiere. Rosalba inizia così, dipingendo, con tratto veloce, le tabacchiere in raffinato avorio.

Capisce le persone, e le ritrae. Ritrae sé stessa, giovane, mentre raffigura la sorella. Ritrae mezza Europa che conta, viene accolta a Roma e Parigi. Scruta l'animo delle persone, ne carezza pregi e difetti, ne rivela l'anima. 

E ritrae sé stessa tante volte. Si ritrae matura, all'apice del successo. 

E si ritrae anziana, quando una malattia agli occhi le impedirà di dipingere e di vedere. 


Si ritrae in una piccola casa di Dorsoduro, dove muore, sola, ad ottantuno anni.

Zzub e #myselfiestory: Sofonisba, il ritratto


Famiglia nobile, nome nobile: Sofonisba. Sofonisba Anguissola, pittrice. Nasce a Cremona, nel 1535 circa e fu una delle prime pittrici italiane. Talento precoce, studia in bottega. A venti anni realizza "Fanciullo morso da un granchio"; Caravaggio ne riprenderà l'espressione dolente nel "Ragazzo morso da un ramarro". Si specializza nel ritratto e ovviamente ritrae anche sé stessa, con l'espressione curiosa e arguta; Filippo II chiama anche lei, come aveva chiamato Marietta Robusti. Sofonisba parte. Rimarrà a corte fino alla morte della regina Isabella nel 1568.

Torna in Italia e si sposa, due volte, con un nobile siciliano ed un ligure. Ormai è famosissima e molto ricca. Antoon van Dyck, suo successore come ritrattista di corte in Spagna, la ammira incondizionatamente. Muore e viene sepolta a Palermo, in una chiesa della Nazione Genovese. E'il 1625.

Zzub e #Myselfiestory: Marietta, la Tintoretta

Famiglia di artisti; era loro permesso un po'tutto, anche qualche figlio fuori dal matrimonio. Jacopo Robusti, il Tintoretto, prima del matrimonio divenne padre di una bimba, Marietta.

La classe non è acqua e Marietta, travestita da maschietto, iniziò a seguire il padre in bottega e ad apprendere i rudimenti dell'arte pittorica. Ha stoffa, Marietta, diviene la principale assistente del padre e nel tempo libero si diletta con la musica. 
Si specializza in ritratti, a Venezia diviene una moda delle dame farsi ritrarre dalla Tintoretta e Filippo II di Spagna la chiama a corte. Il padre non vuole farla partire e le fa sposare, di fretta, un gioielliere tedesco; nasce un figlio, Jacometto, che non arriva a compiere un anno. 

Marietta è sconvolta; ben presto la sua salute inizia a declinare. Si spegne a trenta anni; si dice che il padre l'abbia ritratta sul letto di morte e volle essere sepolto accanto a lei.

Le sue opere di sicura attribuzione sono pochissime; spicca il suo selfie, in cui appare accanto alla sua amata spinetta. 


Zubb e #mysefiestory: Sei Shōnagon e i racconti del cuscino

La sua rivale. Sì, la rivale della dama di stamattina. Anche per lei il nome è incerto, si propende per Kiyohara Nagiko e la traduzione del suo pseudonimo (alle dame di corte ci si rivolgeva con quello) è "Della famiglia del consigliere minore".

Stessa epoca, stesso luogo. Si sposò, ebbe una figlia. Ebbe anche molti amanti; fu cara ad un'imperatrice che morì giovane di parto. Perso l'appoggio, di lei si persero le tracce.

Molti dicono che cadde in disgrazia. Murasaki fu la favorita della moglie successiva dell'imperatore e, si sa, a corte le amicizie e le antipatie contano. 

I "Racconti del cuscino" furono scritti tra il 1001 ed il 1010. Sono aneddoti, pensieri, riflessioni di Sei Shonagon. Si parla di preghiera, conversazione, dell'arte di scrivere le lettere. Brevi concetti. Un susseguirsi di selfies. 


L'aurora a primavera: rischiara il cielo sulle cime delle montagne, sempre più luminoso, e nuvole rosa si accavallano snelle e leggere.D'estate,la notte: naturalmente col chiaro di luna; ma anche quando le tenebre sono profonde. È piacevole allora vedere le lucciole in gran numero rischiarare volando l'oscurità, oppure distinguere solo le luci di alcune di loro. Anche quando piove, la notte ha un suo fascino.




I Racconti del cuscino. Incipit.

martedì 20 maggio 2014

Zubb e #Myselfiestory: Murasaki Shikibu e l'impero del Sol Levante

Epoca Heian, Giappone. Non è il suo vero nome. Murasaki è uno dei personaggi del suo romanzo, mentre Shikibu è la carica ricoperta a corte da suo padre e può essere tradotto come "Mastro cerimoniere". 

Forse si chiamava Takako, ma è solo un'ipotesi; si sa che naque nel 973, ma la data di morte è incerta, comunque abbastanza avanzata per l'epoca (si pensa addirittura 55 anni).

Prima della Chanson de Gestes, lei scrisse un romanzo "Genji monogatari", la storia di Genji. Era un periodo di supremo splendore per il Giappone.

Quale storia femminile ritrae Murasaki, descrivendo il libertino Genji lo splendente? Il destino di molte dame che vivono nell'ombra di un protettore e quando lo perdono cadono in disgrazia.

Non fu la sua sorte, fu quella di una sua rivale di cui parleremo; il suo diario in realtà fu assemblato nel secolo successivo da un altro scrittore, o un'altra scrittrice.

Sono le sue poesie, anche queste un corpus rimaneggiato, a descrivere l'amore per il perduto marito, la vita a corte, la nascita del futuro imperatore, la sua famiglia di rango non alto.

In un ambiente di lotte continue, passò una vita relativamente tranquilla, coltivando la scrittura elegante e raffinata. Anche sua figlia fu poetessa.

Zzub e #myselfiestory: l'Evento

Il luogo: Milano, Piccolo teatro Grassi di via Rovello 2

L'ora: Giovedì 29 maggio 2014 ore 18.00 (ammissione a partire dalle ore 17,30)

Costo: Gratuito, ma è obbligatoria la prenotazione allo 20/20400334 o via e mail a: ilTempodelleDonne_29maggio2014@corriere.it

Il titolo: Auto Ri-Scatto Un’inchiesta di Giovanna Pezzuoli e Luisa Pronzato Introduce Barbara Stefanelli

Cosa succederà? Ecco il programma


Zzub e #myselfiestory: Le capricciose

"Giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa, come l’altre, ma in infinite scienze che non
che le donne, ma tutti gli uomini n’ebbero invidia
e conviene ch’era di capriccioso e destrissimo ingegno
"


Il soggetto: una scultrice bolognese del primo cinquecento di nome Properzia de'Rossi.

L'autore del brano: Giorgio Vasari, pittore e storico dell'arte che operò durante il Rinascimento. 

Ingegno capriccioso: quello delle artiste donne, le scultrici e le pittrici che vollero ritrarsi grazie alla propria arte. 

Quindi per #myselfiestory e Zzub, conosceremo qualche artista e la sua opera. 

Zzub e #Myselfiestory: Diana e il suo doppio

Una famiglia ricca.
Un fratello maggiore poeta.
Una sorella minore scultrice.
Il matrimonio a 18 anni, malvisto dai parenti, con un ragazzo che parte presto per la guerra, come fotografo.



Anni di servizi, quindici anni, come assistente del marito.
L'amicizia con un giovane fotografo, Stanley.
Le prime foto da sola, nel 1957.
La separazione, due anni dopo.
Il baraccone dei fenomeni, dove si reca sempre più spesso a fotografare.
I suoi Freaks, a cui dedica dieci anni di scatti.
Una porta anni sessanta, in un appartamento di New York, uno specchio, l'espressione concentrata e delicata.
La depressione.
Diane Arbus muore suicida nella vasca da bagno il 26 luglio 1971. Lascia due figlie.
L'anno successivo la Biennale di Venezia le dedica una mostra.

Stanley, il suo amico, le dedica il film Shining, in cui appaiono richiami all'immaginario di una grande fotografa, Diane Arbus, come la coppia di gemelle, motivo di una delle sue foto più famose e di una scena cult del film.

Zzub e #‎myselfiestory‬: Un'adolescente e il suo selfie

"Oggi ho scattato questa foto di me stessa che guarda verso lo specchio. E'stata veramente dura e le mani mi tremavano"

Queste adolescenti! Per loro il selfie è un avvenimento e una scoperta da condividere con i propri amici. Le nuove tecnologie hanno portato tanti ragazzi e tante ragazze a diffondere le proprie foto scattate allo specchio! Quanta goffagine, in alcune immagini con lo sfondo mosso e che sforzi mantenere la concentrazione mentre si scatta. Anche l'adolescente della frase riportata nella foto ha un'espressione affascinante, tipica dei suoi tredici anni.

La foto era per un'amica, ma non l'ha condivisa tramite twitter o facebook e non l'ha allegata ad una mail. L'ha inserita in una lettera; la frase era nel suo diario, quello di carta, che odorava di inchiostro.

La foto è stata scattata nel 1914, quando le prime macchine fotografiche portatili iniziarono a diffondere tra i dilettanti le foto, e i selfies.

L'adolescente si chiamava Anastasia ed era la figlia dello Zar di tutte le Russie Nicola II. Morirà assieme alla sua famiglia nel massacro di Ekaterinburg, 17 luglio 1918 durante la rivoluzione russa.

Aveva 17 anni.


http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/44/Grand_Duchess_Anastasia_Nikolaevna_self_photographic_portrait.jpg

lunedì 19 maggio 2014

Zzub e #MySelfieStory: Compiuta donzella e il selfie nei sonetti

« A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tut[t]i fin’ amanti:
vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;

la franca gente tutta s’innamora,
e di servir ciascun trag[g]es’ inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan mar[r]imenti e pianti.

Ca lo mio padre m’ha messa ‘n er[r]ore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,

ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia. 
»


Di lei non si sa nulla. Vive nei tre sonetti che le sono stati attribuiti, sonetti che descrivono un mondo che oramai siamo abituate a sentire come lontano nel tempo, o a noi contemporaneo e di "mondi lontanissimi". 

"Ornato di gran pregio e di valenza
e risplendente di loda adornata,
forte mi pregio piú, poi v’è in plagenza
d’avermi in vostro core rimembrata

ed invitate a mia poca possenza
per acontarvi, s’eo sono insegnata,
come voi dite, c’agio gran sapienza,
ma certo non ne sono amantata.

Amantata non son como voria
di gran vertute né di placimento;
ma, qual ch’i’ sia, agio buono volere

di servire con buona cortesia
a ciascun ch’ama sanza fallimento:
ché d’Amor sono e vogliolo ubidire
"


Codice Vaticano 3793. Una lettera di Guittone D'Arezzo, da cui sappiamo il suo destino di donna sposata, controvoglia. Altri richiami, altri ammiratori della sua poesia provenzalizzante. 

Il nome, forse pseudonimo, forse nome proprio, quel Compiuta, diffuso nella Firenze tra il milleduecento ed il milletrecento. 

Ornato di gran pregio e di valenza
e risplendente di loda adornata,
forte mi pregio più, poi v'è in plagenza
d'avermi in vostro core rimembrata
ed invitate a mia poca possenza
per acontarvi, s'eo sono insegnata,
come voi dite c'a[g]io gran sapienza;
ma certo non ne son [tanto] amantata.
Amantata non son como vor[r]ia
di gran vertute né di placimento;
ma, qual ch'i' sia, ag[g]io buono volere
di senire con buona cortesia
a ciascun ch'ama sanza fallimento:
ché d'Amor sono e vogliolo ubidire.


Nei libri di letteratura, solo qualche accenno al fatto che Compiuta, colta in un mondo illetterato, è stata la prima poetessa a scrivere in volgare, il primo selfie in italiano. Un'anima che in poche righe esprime la sua sofferenza.

Zzub e #Myselfiestory: un po'di... Stories e selfies

L'iniziativa di Zzub MySelfieStories è in pieno svoglimento! Come al solito, l'Economa si sta arrovellando su come condurre la campagna, e forse ha trovato una sua via: descrivere la storia dei Selfies nel corso dei secoli, riflettendo sulle ragioni che portano le persone a ritrarre la persona più difficile da capire: sé stessi. 

Come ha fatto l'umanità e, soprattutto, come hanno fatto le donne a creare i propri "Selfies" grafici o letterari? Un po'di storia della letteratura ed un po'di poesia ci aiuteranno a capire questa esigenza.

domenica 18 maggio 2014

#MySelfieStory e Zubb. Il concetto della campagna.

Questa volta la campagna di ZZUB è una campagna tutta dedicata… al selfie! In collaborazione con il Tempo delle donne, Zzub permetterà ai suoi iscritti di scoprire insieme questo nuovo linguaggio del quotidiano; Zzub ha chiesto alle sue iscritte di raccontarsi attraverso i selfie!

Io ho seguito le istruzioni ed ho condiviso tre miei scatti su Twitter utilizzando l’hashtag #myselfiestory. Descrivi nei tweet le emozioni  che associ alla foto che hai scelto e cosa rivela di te. Tutti insieme costruiremo una narrazione collettiva che parla del nostro quotidiano con un nuovo e al tempo stesso antico linguaggio: l’autoritratto. I selfie pubblicati su Twitter tra il 13 e il 24 maggio con hashtag #myselfiestory diventeranno una storia che verrà raccontata il 29 maggio alle 18 all’evento “Auto-riscatto” presso il Piccolo Teatro Grassi di Milano.
Auto-riscatto” è un appuntamento dell’iniziativa Tempo delle donne, organizzata da La 27ora e il Corriere della Sera.


Buzz marketing: Zzub e #Myselfiestory

Io lo sapevo che la tavoletta, la meluccia come la chiama il Padre dell'Economa, avrebbe provocato ricadute sensazionali nelle quotidiane attività della sottoscritta.

Chiariamo una cosa: detesto essere fotografata (la mia fotogenia è quasi nulla, in tutte le foto tendo ad assomigliare a Jabba the Hut) e il mio talento artistico non è mai pervenuto (tipo Santa Maria di Leuca nelle vecchie previsioni del tempo). 

La meluccia ha cambiato tutto. Scatto foto in qualsiasi occasione, condividendole con allegra incoscienza (di solito la vittima è il Radioamatore, a cui arrivano testimonianze di tutto, dal gelato appena comperato al parcheggio particolarmente brillante). 

Date le premesse, ho deciso di partecipare alla nuova iniziativa di Zzub chiamata #Myselfiestory.


L'Evento eccezionale? Per partecipare ho aperto un account Twitter (che non vi linko perché sono una persona seria) e vi ho caricato tre selfies molto particolari. Sì, ho scattato dei selfies con la meluccia. Non avrei mai creduto, ma nella vita le cose cambiano.

Parleremo nei prossimi giorni di questa iniziativa e del perché dei miei selfies.

giovedì 1 maggio 2014

Pantene protezione giovinezza 7: Il Balsamo

Proteggi 7 proprietà dei tuoi capelli giovani: Forza*, Corposità, Splendore, Levigatezza, Idratazione, Riparazione dai danni**, Punte definite Il sistema anti-età di Pantene Pro-V grazie a shampoo, balsamo e trattamenti intensivi ringiovanisce i tuoi capelli, preservando il tuo aspetto giovane per capelli forti*, corposi e splendenti.
*verso i danni dello styling
** danni superficiali