mercoledì 21 maggio 2014

Zzub e #myselfiestory: Tamara, la regina dei roaring twenties


Nel 1920 Tamara ha una figlia, Kizette. E'a Parigi, una dei tanti esuli della rivoluzione russa, lei, figlia di una ricca famiglia con radici in Polonia. Ha vissuto a San Pietroburgo, dove ha sposato un avvocato salvandolo dalle guardie rosse grazie alle sue amicizie e alla sua dote.

Abituati alla vita delle classi privilegiati, i problemi di danaro iniziano a ledere i rapporto tra i due. Nel 1931 Tamara Maria Górska Łempicka divorzia, ma nel frattempo ha raggiunto la fama.

Undici anni di mostre, amori, rinascita economica. Ritratti che in tre settimane di posa le fruttano ventimila euro attuali, Gabriele D'Annunzio che la corteggia inutilmente, Picasso, Cocteau, Gide. 

Il movimento Deco la elegge regina, capricciosa, dominante, libera nella sua Bugatti come nell'autoritratto per il giornale tedesco Die Dame. 



Non ha tempo per Kizette, che per vendetta nel sentirsi trascurata brucia la collezione di cappelli della madre. 

Tamara dipinge e partecipa a feste. Conosce il ricco Barone Kuffner e nel 1934 si risposa. Tamara sente che la sua epoca, già travolta dal crollo in borsa di Wall Street, sta definitivamente scomparendo. Convince il marito a vendere tutte le sue proprietà in Europa e a ritirarsi in Svizzera. Dipinge di meno, fa vita della buona società. La seconda guerra mondiale non la travolge, l'esperienza della rivoluzione russa l'ha resa lungimirante ed aveva previsto la nuova bufera. Salva Kizette dalla Parigi occupata. Dopo la guerra il suo stile inizia ad essere considerato obsoleto; alla morte del marito nel 1961 andrà a vivere da Kizette. 

La figlia le fa da segretaria e sopporta le interminabili tirate su come il mondo contemporaneo non capisca l'arte. Quando muore, assistita da Kizette da poco vedova, viene cremata e le sue ceneri vengono sparse sul vulcano Popocatépetl.

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