lunedì 26 maggio 2014

#myselfiestory e ZZUB: Jeanne e il maledetto



25 gennaio 1920, mattina, a Parigi, Quinto arrondissement, Rue Amyot, n. 8 bis. A terra c'è una giovane donna, incinta al nono mese. E'saltata da una finestra del quinto piano, in preda alla disperazione, e la sua vita è finita prima di compiere 22 anni. Lascia una figlia, Jeanne, e il giorno prima è stata lasciata dal suo unico e grande amore.

La meningite tubercolare non gli ha lasciato scampo, droga ed alcool hanno fatto il resto, ma lei gli ha tenuto la mano fino all'ultimo, al suo Amedeo, al suo Modì.

Jeanne Hébuterne è la figlia di un contabile, ma quando il fratello inizia a sognare una carriera come pittore, anche lei prova la strada dell'arte e si iscrive all'accademia Colarossi; si conoscono qui, lei ed Amedeo. La relazione è travolgente e vanno a vivere insieme. Lei si dipinge, in un selfie pieno delle influenze pittoriche artistiche, e dipinge lui, malinconicamente più tradizionale. La prima figlia nasce a Nizza e viene registrata con lo stesso nome della madre; in Italia la si ricorda quando pochi giorni prima di morire aveva espresso i suoi dubbi per le tre sculture ripescate dal fosso di Livorno.

I genitori di Jeanne in un primo tempo non vogliono che venga sepolto con il maudit. Si ricongiungeranno, per sempre, dieci anni dopo al Père-Lachaise.


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